Mentre mi dedicavo a commentare il cap. 6 della "Relatività per
stupidi" di Di Bianco, mi è capitato di guardare un'altra parte del
suo "Opus magnum": quella sulla RG.
Non posso commentare in dettaglio anche quella, che non è certo meglio
della "relatività per stupidi". Ma c'è una cosa che non vorrei passare
sotto silenzio.
Leggendo ciò che scrive sul principio di equivalenza (PE) avevo colto
un grave difetto di fondo. Posso esporlo usando la sua favoletta sulla
setta dei "Redentori", che riassumo sinteticamente.
I Redentori hanno piazzato in Central Park un ordigno termonucleare
che esploderà dopo un certo tempo, distruggendo la Terra. Quando
l'ordigno viene scoperto, viene subito proposto di lanciarlo lontano
dalla Terra, in modo che l'esplosione non faccia danni.
Ma c'è un ostacolo: attaccata all'ordigno c'è una bilancia, e se
questa dovsse registrare una variazione di peso oltre il 50%,
comanderebbe l'esplosione.
Quindi il lancio nello spazio sembra fuori questione: l'accel. di
lancio farebbe aumentare il peso apparente dell'ordigno, mentre
quando, arrivato l'ordigno molto lontano dalla Terra, venisse a
mancare la spinta dei razzi il peso si ridurrebbe di molto causa il
ridotto campo gravitazionale, con lo stesso risultato.
Consultazioni febbrili (c'è poco tempo)...
Finché Brian Greene (che secondo DB dev'essere un novello Einstein) ha
l'idea che risolve il dilemma e salva la Terra.
Ripeto, leggetelo: è tutto giusto.
E allora, mi sembra di sentire... Che cosa avresti trovato da ridire?
Molto semplice: che non c'era bisogno di nessun Brian Greene, né di
tirare in ballo il PE.
Qualunque studente decente del secondo anno di fisica (mi tengo largo)
in qualunque parte del mondo avrebbe saputo dare la soluzione, anche
se nessun prof gli avesse mai nominato il PE.
Il fatto è che le conoscenze necessarie fanno parte da secoli del
bagaglio della mecc. newtoniana: in questo senso Einstein non ha
inventato niente.
Addirittura lo sapeva già Newton, che spiega su questa base il fatto
osservato che i satelliti di Giove ruotano intorno a Giove *come se
l'attrazione solare non ci fosse*.
Quindi presentare tutto ciò come la sostanza del PE einsteiniano è un
grave errore: significa non aver capito in che cosa consiste la
scoperta di E.
Che le cose andassero così negli esperimenti meccanici con la gravità,
si sapeva benissimo: quello che E. fa è di asserire che l'equivalenza
tra gravità e accelerazione deve sussistere *per qualunque fenomeno
fisico*.
E' così che arriva a prevedere il redshift gravitazionale e la
deflessione della luce.
Oggi si usa distinguere, per chiarire la situazione, tra PE debole
(che è contenuto nella gravitazione newtoniana e quindi era ben noto,
anche se non con questo nome, prima di E.) e PE *forte* che è quello
introdotto da E.
Parlare di PE senza fare la distinzione, inventando una favola che non
dice niente, mi pare una pecca non da poco.
Non che mi meravigli: DB non ha capito questa come moltissime altre
cose della fisica.
Fin qui il commento che avevo scritto ieri.
Poi mi è venuto uno scrupolo: visto che DB scrive
> Sull'argomento io ho scritto, sulla traccia di un esempio proposto
> da Brian Greene nel suo "Universo elegante", la breve storiella che
> segue.
non sarà il caso di vedere che cosa ha scritto Greene?
Il libro ce l'ho da 18 anni; non che io l'abbia comprato (cosa che mi
sarei ben guardato dal fare) ma l'ho avuto in regalo.
E visto che l'avevo l'ho anche letto, e debbo averlo già commentato
anche su questo NG.
Non so se qualcuno ricorda il mio giudizio su quel libro, che come
ricorderete ha venduto qualche milione di copie, almeno a quanto si
leggeva in giro.
Beato l'autore :-)
A me il libro non era piaciuto affatto. Telegraficamente, dicevo che
avevo capito solo le cose che sapevo già; in particolare niente sulle
stringhe. E sulle cose che sapevo ci avevo trovato non pochi difetti
(per essere mooolto gentili.)
Ora però ho scoperto un'altra cosa: che tutte le critiche che ho fatto
a DB in realtà dovevo dirottarle a Greene, cui DB si è largamente
ispirato.
La favola dei Redentori c'è in Greene, anche se meno colorita e con
nomi diversi.
Il modo di presentare il PE è *esattamente lo stesso*.
Ma c'è di più.
Anche Greene parla (come DB nel capitolo "Curvatura dello spaziotempo)
di curvatura dello spazio e poi di curvatura del tempo, che è un
assoluto non senso.
Entrambi usano il famoso esempio della giostra, che nella sostanza è
dovuto a Einstein ed ebbe realmente una parte importante nel portarlo
a concepire la curvatura dello spazio-tempo.
Purtroppo in quell'esempio le cose non stanno come E. credeva, ma ciò
che è più strano è che (tra persone veramente competenti) se ne
discute ancora.
Cosa che Greene e (ovviamente) DB ignorano.
Greene ha però un'attenuante: in una nota precisa (per gli esperti)
che in realtà mettersi nel rif. della giostra non provoca una
curvatura dello spaziotempo.
Spiego: questa è una proprietà *intrinseca*, che c'è o non c'è in modo
indipendente dal rif. (vulgo, dal punto di vista, dall'osservatore).
Nel caso della giostra, *non c'è* a causa della giostra. C'è casomai
a causa della Terra, del Sole, ecc. Niente a che fare con la giostra
rotante.
Cambiare rif. significa cambiare la distinzione nello spazio-tempo tra
spazio e tempo, e il primo potrebbe risultarne curvo. (Parlare di
curvatura del tempo è in ogni caso un non senso: il tempo, essendo
unidimensionale, non ha *mai* curvatura.)
Ripeto però che quale sia la corretta descrizione di un rif. rotante
non è ancora stato chiarito. Autori diversi hanno opinioni diverse, e
continuano ad apparire articoli su riviste serie (non le buffonate
divulgative di Greene e di DB).
Dobbiamo dunque assolvere DB?
Niente affatto. Se costui non è in grado di distinguere chi scrive
cose giuste da chi scrive strafalcioni, resta doppiamente
responsabile: perché è ignorante ma inquina internet coi suoi
sproloqui, e poi perché contribuisce a diffondere informazioni errate,
anche se non ne ha la paternità.
--
Elio Fabri
Received on Mon Jan 06 2020 - 14:12:29 CET