Princìpio di indipendenza dei moti simultanei

From: Giorgio Bibbiani <giorgiobibbiani_at_TIN.it>
Date: Sat, 27 Apr 2024 08:34:13 +0200

Per i possibili enunciati v. ad es.:

https://it.wikipedia.org/wiki/Moto_(fisica)#Principio_di_indipendenza_dei_moti_simultanei

e bibliografia in nota.

Scrivo perché io sono sono dubbioso riguardo alla necessità di tale
"princìpio" e all'utilità di enunciarlo nell'ambito della didattica della
Meccanica classica del punto materiale, per 2 motivi:

1) da un punto di vista cinematico mi sembra ridondante, una volta
ammesso, come postulato su base sperimentale, che lo spazio fisico
(l'ambiente in cui avviene il moto) sia rappresentabile con lo
spazio euclideo tridimensionale, allora le posizioni, velocità,
accelerazioni ecc. ecc. si potranno rappresentare con una
terna di coordinate indipendenti.

2) da un punto di vista dinamico non è a rigore corretto,
nel senso che ad es. lo si utilizza nel riconoscere ("dimostrare"...)
che il moto parabolico nel campo di gravità, per date condizioni iniziali,
risulta come composizione di 2 moti indipendenti in direzioni
verticale e orizzontale, ma ad es. ciò non sarebbe più vero in
un campo gravitazionale non uniforme. Il fatto che si possa
utilizzarlo in un campo uniforme per risolvere l'equazione dinamica
del moto deriva dal fatto che la legge della forza, o, se si vuole,
l'hamiltoniana, è allora separabile come somma di 2 termini indipendenti...

Cosa ne pensate, in particolare secondo voi è corretto/preferibile
enunciarlo come un princìpio indipendente della Meccanica, o
se ne può fare tranquillamente a meno (come parrebbe a me)?

Nota: magari l'argomento sarà stato già trattato in passato sul NG,
ma ora non me ne rammento...

Ciao

-- 
Giorgio Bibbiani
Received on Sat Apr 27 2024 - 08:34:13 CEST

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