vladivostok wrote:
...
> Vedo poi in giro colleghi relativamente giovani che hanno fatto strada
> impegnandosi in modo totalmente monotematico. Chi devia, e' "fregato".
>
> Arrivo alla domanda: vedi differenze riguardo cio' rispetto ad una volta
> nel mondo della ricerca, o anche allora era cosi' e tu sei "semplicemente"
> stato fortunato e/o estremamente bravo ?
Aggiungo i miei 2 eurocents sull' argomento.
Tutto dipende da quanto grande e' la deviazione e come la fai.
La risposta e' vaga ma perche' e' un problema estremamente complesso.
Cominciamo dalla misura della deviazione. Non e' banale perche' a volte
settori apparentemente contigui sono in realta' lontanissimi nella
metrice del "lavorarci sopra" e viceversa. Spesso campi apparentemente
lontanissimi trovano una contiguita' inaspettata sulla base delle
tecniche utilizzate. In passato, questo ha aiutato molti ricercatori a
saltare da ambiti troppo affollati e poco "remunerativi" ad altri in
rapida evoluzione. Penso alle persone che sono passate da formazioni di
tipo "campistico" in alte energie ad applicazioni in ambito meccanico
statistico (fenomeni critici & Co), dai metodi computazionali della
matera condensata all' analisi di rischi e all' econofisica; per fare
qualche esempio.
Poi c'e' il come. Qui la condizione al contorno e' che c'e' molto piu'
di una volta la spinta e la richiesta a produrre. Che ci sia una
differenza e' un fatto evidente a chiunque controlli come e' variata la
produzione media per fasce di eta'.
Per questo motivo, secondo me, non e' facile pensare a ritirarsi dal
gioco per 2/3 anni per avere il tempo di riciclarsi. La cosa va fatta in
modo dinamico buttandosi subito a cercare di fare qualcosa (non
necessariamente eccelso) nel nuovo campo. Insomma, imparare facendo.
E, per questo, il problema non e' solo un problema asettico di "che
fare?" ma soprattuto "con chi?". Insomma, la ricerca non si fa nella
propria stanzetta ma con altre persone. Quindi occorre trovere con chi
poter effettuare la transizione piu' liscia e sicura dal vecchio al nuovo.
Io sono di una generazione diversa da quella di Elio Fabri.
Professionalmente non mi reputo ne' particolarmente bravo ne'
particolarmente fortunato (naturalmente tutto e' relativo). Tuttavia ho
collezionato alcune deviazioni. Minime, ma che mi hanno permesso di
allargare la mia visuale come mai sarei riuscito a fare restando sempre
sullo stesso argomento. Per questo trovo potenzialmente feconda l' ideea
di cambiare invece di specializzarsi sempre di piu'. Tuttavia, ripeto,
sono state deviazioni relativamente piccole. E soprattutto non
pianificate a tavolino. In alcuni momenti mi si e' presentata una
possibilita' e (spesso) l'ho seguita.
Ciao
Giorgio
Received on Wed Apr 07 2004 - 00:31:58 CEST
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