Re: ruolo, modo e importanza della tesi laurea
foice wrote:
...
> per� � pure vero che � un biglietto da visita, e che, a detta di chi sta in mezzo a queste
> cose, solo il 10% degli studenti che rimangono all'univerist� dopo la laurea cambiano
> l'argomento dei loro studi, i pi� continuano nella stessa direzione ... (intendo che se
> fai la tesi su CP, p.es., continui a lavorare su CP); quindi fare una tesi che ti
> accontenta a met� pu� essere un rischio, sia se continui, perch� se pochi cambiano ci sar�
> pure un motivo, sia se non continui, perch� sei contento a met� ..
>
> quindi il vorrei sottoporre alla vostra attenzione �: quanto una tesi ha ragione di essere
> "di frontiera"?
...
Parto dall' ipotesi, basata su quanto scrivi, che tu ti riferisca a tesi
del vecchio ordinamento oppure a tesi specialistiche.
Io direi che ci sono due problemi distinti: 1) l' opportunita' o meno di
una tesi su argomenti "di frontiera" e 2) se e in che misura le scelte
fatte a livello di tesi siano irreversibili (a meno di un 10%).
Provero' a darti il mio punto di vista iniziando dal 2.
Non ho statistiche precise ma credo, a naso, che il 90% di permanenza di
cui parli sia un numero con un forte bias legato a fare le statistiche
sugli studenti di dottorato che vincono il dottorato nella stessa sede
in cui si sono laureati. Di nuovo non ho statistiche precise ma direi
che se lo studente laureato a XX vince il dottorato a YY difficilmente
continuera' esattamente sulle stesse cose.
So bene che (purtroppo) c'e' una certa inerzia per cui chi si laurea in
un certo argomento e gli stessi docenti tendono a considerare "naturale"
il proseguimento piuttosto che il cambio di rotta. Tuttavia, entro certi
limiti direi che nel momenti in cui si inizia un dottorato in altra sede
o con un altro gruppo e' naturale e fisiologico cambiare argomento.
I limiti vengono principalmente da attitudini di base: se a livello di
tesi ho deciso che il lavoro di laboratorio non faceva per me, posso
sempre cambiare idea a livello di dottorato ma le due scelte non sono
scorrelate e quindi e' molto probabile che continuero' ad evitare un
argomento sperimentale.... Peraltro, su questo i grupppi di ricerca
sperimentali, tendono ad essere piu' conservatori di quelli teorici e a
guardare con maggior diffidenza un dottorando che non sia di estrazione
"sperimentale". Pero' questo e' uno spartiacque abbastanza fondamentale
tra teorici e sperimentali.
Purche' si stia sullo stesso versante, vedo molti meno problemi.
Se poi il dottorato pensi di farlo all' estero, l' inerzia dovrebbe
essere ancora minore perche' fuori c'e' ancora meno tendenza alla
pre-specializzazione.
E veniamio al punto 1.
Tesi di frontiera o no ?
Tenendo presente quanto detto prima, e' chiaro che la risposta non la
cercherei tanto nel discorso di permanenza sugli stessi argomenti ma di
altro.
Qui, credo sia bene uscire un po' dal mito. La tesi e' un biglietto da
visita per chi ? In genere non per il mondo del lavoro dove quello che
conta e' che ci sia stato un lavoro di tesi piu' che su quale argomento.
Se si tenta la via del dottorato sarebbe ragionevole pensare che non
abbia senso una tesi "di frontiera". Altrimenti che si sta a fare altri
3 anni all' universita' ?
Purtroppo su questo so bene che si continua a pagare uno scotto alla
lentezza con cui, ancora dopo 20 anni dalla sua introduzione, e' stato
aggiornato il profilo del lavoro di tesi di laurea nell' immaginario di
tanti docenti di fisica.
Comunque, in breve il mio consiglio e': non farti troppi problemi "a
priori"; vedi un po' quale e' la disponibilita' di argomenti di tesi e
di possibili relatori nel momento in cui sei in grado di iniziare un
lavoro di tesi e scegli un argomento che non ti sembri "disgustoso" con
un relatore che abbia dato sufficiente prova di affidabilita', in
particolare relativamente al carico di lavoro della tesi.
Non iperspecializzarti da subito e soprattutto tieni entro confini
ragionevoli il tempo da dedicare alla tesi.
Giorgio
Received on Tue Apr 13 2004 - 16:54:58 CEST
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