Cosmologia longeva e cosmologia diabolica

From: AAnDrEE <andre_m_at_infinito.it>
Date: Fri, 5 Nov 2004 22:41:28 +0100

Che ne pensate?

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da: http://www.lastampa.it/_web/_RUBRICHE/cielo/default_cielo.asp
In un articolo su "Europhysics News" Erik Hoeg, dell'Universit� di
Copenhagen, si � divertito a confrontare l'idea delle dimensioni
dell'universo che aveva Claudio Tolomeo (vissuto tra il 100 e il 170 dopo
Cristo) con quanto sappiamo oggi dalla scienza moderna. Vale la pena di
notare, preliminarmente, che Tolomeo riassume nella sua visione del mondo
tutte le conquiste astronomiche degli antichi, da Aristotele ad Ipparco, e
che la sua "Megale Syntaxis", l'"Almagesto" tramandatoci dalla cultura
araba, detta legge fino alla morte Tycho Brahe, avvenuta nel 1601: la sua
cosmologia, quindi, � tuttora di gran lunga la pi� longeva, avendo dominato
per duemila anni, mentre la nostra pu� vantare al massimo qualche decennio e
quasi non passa giorno senza subire ritocchi per adattarsi alle nuove
osservazioni.
Dunque: Tolomeo conosceva gi� molto bene il raggio della Terra, che
Eratostene aveva misurato in circa 6000 chilometri, e la distanza della
Luna, stimata in 60 raggi terrestri. Gi� con il Sole le cose vanno male: per
Tolomeo distava 1210 raggi terrestri (sempre meglio di Anassagora, che nel
450 aventi Cristo lo immaginava ad appena ventimila chilometri - il viaggio
da Roma a Sidney, in Australia - e lo faceva grande come il Peloponneso).
Bisogna aspettare fino al 1770 per avere un dato abbastanza preciso: 25 mila
raggi terrestri.
Passando alle stelle, Tolomeo le poneva a 20 mila raggi terrestri, e questo
per lui era anche il limite estremo dell'universo. Ora, 20 mila raggi
terrestri sono meno della distanza del Sole ed equivalgono a 0,000014 anni
luce, mentre la stella pi� vicina � a 4,3 anni luce e i confini del cosmo
sono a 13,7 miliardi di anni luce stando ai dati pi� recenti (2003,
satellite MAP). L'uomo antico, possiamo concludere, sottovalutava
l'universo. E di noi che cosa diranno tra qualche secolo?
Torniamo alla cosmologia antica. Per poter fare politica, nel 1295 Dante
Alighieri si iscrive alla Corporazione dei Medici e degli Speziali, una
lobby che evidentemente gi� allora pesava parecchio. Con le discipline del
Trivio e del Quadrivio, per�, Dante nei suoi studi aveva incontrato anche
l'astronomia, probabilmente amandola assai pi� dell'arte medica. La "Divina
Commedia" lo dimostra chiaramente: basta pensare ai meravigliosi
endecasillabi che Dante dedica ai pianeti Marte e Venere, al secondo canto
del Paradiso, nel quale quella saputella di Beatrice lo ammaestra sulla vera
sostanza che costituisce la Luna, e al fatto che tutte e tre le cantiche
sono sigillate dalla parola "stelle", lasciando il lettore davanti alla loro
visione sublime, liberatrice e rasserenante. Nel suo poema Dante adotta,
ovviamente, la cosmologia aristotelica tramandata da Tolomeo. Ma
cristianizzandola. Le stelle di Dante sono fisse, incorruttibili, eterne. Il
Settimo Cielo, nel quale sono incastonate, � adiacente al "primo mobile".
Fin qui tutto bene: � la visione cosmologica che l'autorit� dello Stagirita
aveva saldamente fondato. Tuttavia ho sempre trovato curioso e sconcertante
che esattamente al centro della Terra, e quindi al centro dell'Universo
secondo le idee dell'epoca, Dante abbia collocato i genitali di Lucifero.
Tutto ruoterebbe intorno ad essi, che dobbiamo supporre immobili.
Contaminando la cosmologia dantesca con quella moderna, di l�, da quei
possenti e irsuti genitali, si sarebbe irradiato il Big Bang. L'intero
universo sarebbe partito dal sesso luciferino per espandersi fino al Settimo
Cielo. Davvero una cosmologia diabolica.
Received on Fri Nov 05 2004 - 22:41:28 CET

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