Re: Einstein e Parmenide

From: Multivac85 <multivac85_at_gmail.com>
Date: Thu, 16 Feb 2012 04:41:22 -0800 (PST)

On 7 Feb, 17:43, "LG" <lugug..._at_tiscali.it> wrote:
> "Multivac85" <multiva..._at_gmail.com> ha scritto nel messaggionews:56a7bbc1-6cf2-40e2-bf90-2c7766c779e6_at_dn8g2000vbb.googlegroups.com...
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> > On 3 Feb, 21:38, "LG" <lugug..._at_tiscali.it> wrote:
> >> "Multivac85" <multiva..._at_gmail.com> ha scritto nel
> >> messaggionews:d680234c-4b3c-43d8-9bba-b609f019a8c5_at_o12g2000vbd.googlegroups.com...
>
> >> > On 2 Feb, 17:19, liu <l..._at_liu.it> wrote:
> >> >> Salve,
> >> >> in un' intervista (vedi link sotto), Severino afferma:
>
> >> >> "..per la Teoria della Relativita' tutti gli elementi del mondo sono
> >> >> come
> >> >> gia' registrati in una "bobina"
>
> >> Si', ma solo se guardati da una (almeno) quinta dimensione. Quella
> >> dell'immaginazione, dato che per Einstein stesso di dimensioni ce ne sono
> >> 4.
> >> L'immaginazione ha pero' un vincolo: puo' immaginare solo quello che puo'
> >> comporre con l'esperienza del mondo corrente (cosa si vedrebbe da una
> >> quinta
> >> dimensione non lo puo' immaginare). Il resto - l' "oltre" - sono solo
> >> dichiarazioni gratuite (come quella che - visto da un altrove - l'univeso
> >> e'
> >> immobile).
>
> > Non � affatto vero che � necessaria una quinta dimensione per vedere
> > tutti gli elementi del mondo tridimensionale come registrati in una
> > bobina. Una bobina di un cosmo cubico in miniatura la si pu� pensare
> > come una torre di tutti gli istanti di quel cosmo e questo si pu�
> > tranquillamente pensarla come nelle quattro dimensioni che noi
> > abbiamo.
>
> Mi stai solo dando una nuova edizione della metafora della "bobina" (le
> immagini erano chiaramente intese come tridimensionali). Secondo me fai
> confusione tra "pensare" e "dichiarare". Si possono dichiarare anche cose
> impensabili, ad esempio formalizzandole in linguaggio matematico. Come tali
> si possono praticare, ma non poensarle per quello che sono. Per pensarle
> bisogna metaforizzarle con assemblaggi di cose di questo mondo (il quale e'
> a sua volta formalizzato in tre dimensioni, non credo che nessuno abbia mai
> percepito una dimensione; le dimensioni sono un'applicazione formale a
> quanto si percepisce).
>
> > Poi � vero che nel mondo non vediamo l'intera bobina ma non
> > vediamo neppure un intero fotogramma dell'intero universo...
>
> Da una quinta dimensione potresti teoricamente percorrere la superficie
> multidimensionale delle 4, come dall'alto si puo' percorrere un sottostante
> piano bidimensionale senza esservi dentro.
>
>
>
>
>
>
>
>
>
> >> > "C'e' la possibilita' che lo spazio-tempo sia finito e che nondimeno
> >> > non abbia alcuna singolarita' che ne formi un confine o un bordo.
>
> >> Questo fara' urlare la Tappi, che sta covando da anni la sua grande (?!)
> >> intuizione dell'infinito ah ah ah.
>
> >> > l'universo sarebbe quindi completamente autonomo e non risentirebbe di
> >> > alcuna influenza dall'esterno. Esso non sarebbe mai stato creato e non
> >> > verrebbe mai distrutto. Di esso si potrebbe dire solo che E'."
>
> >> Manca qualcosa: che e' QUELLO CHE e' (ovvero tutti i predicati NOMINALI
> >> che
> >> gli possono essere predicati). Altrimenti si scivola - appunto -
> >> nell'ideologia parmenidea.
> > Diglielo a Stephen Hawking, magari ti fa i complimenti per il fatto
> > che tu hai corretto lui, se no rischiava di diventare un compare di
> > Severino, sai che bella roba...
>
> Oh, su Severino siamo d'accordo:-).
>
> Hawking nel capitolo iniziale di un suo (credo l'ultimo) libro (almeno quale
> riportato su La Repubblica) ripeteva la famosa domanda "Perche' c'e'
> l'essere invece del nulla", che e' secondo me una delle domande, anche se
> suggestive, piu' sceme che ci si puo' fare: il nulla infatti non ci puo' mai
> essere, ne essere stato (lo dice la parola), ne mai ci sara' come durata
> d'essere (il vuoto e' gia' un qualcosa). Quandoque bonus dormitat Homerus.
>
> Altro discorso per le forme, che possono annullarsi, e comunque si
> trasformano incessantemente, dove piu' dove meno (ad es. qui sulla Terra,
> dove questa relativa "inerzia" delle forme ci permette la vita ed il
> riconoscimento delle cose, ma non ci evita prima o poi il disfacimento delle
> strutture e dei dinamismi che producono l'effetto mente).
>
> Saluti.
> LG

Per quanto riguarda il disfacimento dei dinamismi che producono
l'effetto mente sono d'accordo se intendi che con la fine nel tempo di
tali dinamismi scompaiono sensazioni e immaginazioni, tuttavia non
sembra scomparire la capacit� della mente chiamata *intuizione*, al
riguardo ti consiglio questo studio su Spinoza:

http://www.filosofia.unipd.it/sites/default/files/2008%20-%20La%20relazione%20mente-corpo%20nell'Ethica%20di%20Spinoza.pdf

(pag. 169-171)

"A livello dottrinale, questa considerazione dell'eternit� comincia
allora a spostare parecchie cose.
La Proposizione 23 dice infatti:
La mente umana non pu� essere assolutamente distrutta insieme col
corpo, ma di essa rimane qualcosa che � eterno.
La mente muore, il corpo muore, finisce nel tempo e finisce col tempo:
questo � quello chepensiamo a livello immaginativo.
Ma la soglia della dimensione "eternit�" fa assumere prospettive di
tipo differente. In ogni corpo di natura singolare sono presenti
infiniti altri corpi, i quali a loro volta si collegano ad infiniti
altri corpi, e tutti insieme, se vogliamo essere rigorosi, fanno parte
del mio corpo, sebbene questo mi sfugga a livello immaginativo e anche
a livello razionale. Ovvero: � il pensiero dell'infinito che fa
saltare le carte. L'immaginazione non riesce a visualizzare una catena
di infinite connessioni corporee, mentre la ragione mi dice che ci
deve necessariamente essere questa catena relazionale infinita e
tuttavia quello che non riesce a cogliere � la relazione di identit�
che sussiste tra il suo corpo e l'infinita serie di determinazioni che
la precede. Ed � proprio qui che fa capolino il tema della intuizione.

Nello Scolio 2 alla P40 della Seconda Parte, Spinoza, parlando
dell'intuizione intellettuale, proponeva un unico e significativo
esempio: 1 : 2 = 3 : x. Sono dati tre numeri e un quarto che non
conosco. Per trovarlo, posso applicare una regola (indipendentemente
dal fatto che io sappia o meno ci� che vuol dire a livello
matematico), oppure, nei casi pi� semplici, com'� quello fornito
appunto dall'esempio, intuisco subito che il termine mancante � il 6.
Perch�?
Perch� l'intuizione fa tutt'uno di s� e della cosa conosciuta. Mentre
la ragione applica concetti universali, l'intuizione mira subito
all'identit�: � un'identit� di rapporti quella che � in gioco
nell'esempio proposto. Ovvero, mentre a livello immaginativo e
razionale l'attenzione si concentra sul come trovare il termine
mancante e attraverso quale procedimento, l'intuizione coglie subito
il fatto che il quarto termine c'� gi�, perch� � gi� stato stabilito
un legame proporzionale che deve mantenersi identico. E cio�: la mente
a livello intuitivo non ragiona semplicemente sul termine mancante, ma
opera una connessione di identit� la quale coinvolge tutti gli
elementi del sistema dato. Ovvero, istituisce una connessione
immediata che va sotto il segno dell'identit�.
Ora, � chiaro che l'esempio non funziona pi� nei casi proporzionali
pi� complessi, ma � proprio qui che l'esempio non va tradito, ma
decifrato secondo il suo significato pi� alto (e
cio�: bisogna capire lo spirito dell'esempio, senza inchiodarsi alla
sua definizione letterale).

Quando dico che nella singolarit� del mio corpo � presente una
infinit� di altri corpi la quale va a coincidere con l'intera storia
fisica dell'universo, ci� che a livello immaginativo non si riesce ad
abbracciare e che a livello di considerazione razionale sfugge, �
proprio la connessione di identit� che sussiste tra il resto
dell'universo e il mio corpo � ed � proprio questa connessione che
viene intuita a livello intellettuale.
Ovvero: mentre la ragione separa "universale" e "singolare", finito e
infinito, tenendoli costantemente separati, l'intuizione coglie
l'elemento della loro connessione, perch� quello che afferra in
maniera immediata � la relazione di identit� che sussiste tra ogni
elemento di natura singolare e l'infinit� universale delle concause
che lo determinano.

Riprendiamo il testo della P45 della Seconda Parte: Ciascuna idea d'un
corpo qualsiasi, o di una cosa singola esistente in atto, implica
necessariamente l'essenza eterna e infinita di Dio.
Ciascuna cosa singola esistente in atto implica necessariamente
l'essenza eterna e infinita di Dio. Ovvero: ciascuna cosa singola �
comprensibile soltanto a partire da un orizzonte
"olistico". E' solo il riferimento alla totalit� che disvela l'essenza
delle cose individuali, ed � esattamente questo l'apporto
dell'intuizione. L'intuizione, dicevamo, fa di s� e della cosa intuita
una cosa sola. L'intuizione "tocca" le cose perch� connettendole (e
connettendosi) col resto del sistema annulla ogni differenza tra la
cosa e l'alterit� (fosse solo l'alterit� che proviene dallo sguardo
dell'osservatore). O meglio ancora: intuisce che l'identit� della cosa
� disvelata soltanto dalla totalit� delle relazioni intrattenute dalla
cosa col resto del sistema.

In questo senso, la mente, a quest'altezza della trattazione, depone
le armi nei confronti dell'alterit� sempre risorgente (l'alterit�
degli oggetti, l'alterit� del corpo, l'alterit� di se a
se stessa) e intuisce di avere in s� qualche cosa di eterno. I confini
della mente e del corpo, cio�, si rivelano pi� ampi di quello che
l'immaginazione percepisce a livello di durata.
La mente � si dice nella P23 di questa Quinta Parte � non pu� essere
distrutta insieme col corpo, ma di essa rimane qualcosa di eterno.

E cio�: i confini del corpo, abbiamo visto, si dilatano, se
consideriamo le cose sub specie aeternitatis fino a coincidere con i
confini dello stesso universo; e la mente che intuisce di
far parte di un corpo universale pi� ampio non finisce nel tempo. Nel
tempo finiscono i ricordi, le immaginazioni e tutto ci� che si �
configurato come "altro" e "separato" rispetto alla natura, ma
l'intuizione che fa di s�, del proprio corpo, della natura universale
un qualcosa di "identico", quella non � destinata a morire, perch� �
proprio essa a costituire la chiave che apre i destini (leggi:
l'essenza) delle identit� individuali."

Ciao.
Received on Thu Feb 16 2012 - 13:41:22 CET

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